Lunedì, 16 gennaio 2006

Solo «perdenti e incapaci» nelle aziende pubbliche
  Paolo Federici

Caro Beppe, Nicola Minasi (9 gennaio) si domanda: «dov'è la classe dirigente»? Vorrei dare una mia risposta, ma prima mi preme fare alcune considerazioni.
Innanzitutto distinguiamo nettamente la classe dirigente di aziende private e quella delle aziende pubbliche. In un'azienda privata all'amministratore delegato e ai dirigenti di altissimo rango danno centinaia di migliaia di euro per «gestire» la cosa privata. Ed è motivo di orgoglio poter «chiedere» e prendere somme enormi. Ai dirigenti della politica (non solo ai parlamentari, pensiamo anche ai sindaci per esempio), si danno somme - al confronto - irrisorie. Sembra quasi che il dirigente prestato alla politica dovrebbe fare il suo lavoro quasi gratis. A uno come D'Alema si contesta il fatto che abbia sottoscritto un leasing di 8 mila euro al mese per comprarsi la barca. E' chiaro che l'amministratore delegato della Pirelli non ha bisogno di chiedere leasing per comprarsi la barca. Ma il bello è che nessuno si meraviglia più se a uno che sa solo tirare calci si pagano non centinaia di migliaia, ma addirittura milioni di euro. Così la barca se la compra in contanti e buonanotte.
Allora cosa succede: che il manager BRAVO se ne resta nell'azienda privata dove ha le soddisfazioni che merita, dove è pagato per quello che vale, dove nessuno lo contesta se decide di comprarsi una barca. Ecco quindi che nelle aziende pubbliche ci vanno a finire, alla fine, solo i «perdenti», gli incapaci, quelli che si accontentano di stipendi «irrisori» (al confronto con il loro pari grado privati, non certo da paragonarsi con il salario dell'operaio) e che poi per «arrotondare» si dedicano a tutt'altro che non il lavoro per il quale sono pagati. Ma la considerazione è anche un'altra: per gestire l'azienda Fiat o l'azienda Pirelli bastano «pochi» super-mega dirigenti ben pagati. Mentre per gestire l'azienda Italia abbiamo centinaia di parlamentari che, seppur pagati individualmente meno, portano il costo gestionale a eccessi assurdi.
Allora la proposta è: se vogliamo rendere l'Italia efficiente facciamola gestire da «pochi» manager però pagati con stipendi analoghi a quelli che «circolano» nell'azienda privata, diamogli di più. Facciamo cioè in modo che il manager senta il desiderio e la voglia di gestire l'azienda Italia perché sa di ottenere stipendi certamente interessanti e non permettere più che, invece, la politica sia solo il mezzo per arricchirsi con gli intrallazzi. Insomma, il concetto è sempre quello: pochi, ma buoni.

Paolo Federici, federicipaolo@hotmail.com

poiché mi sono arrivati molti commenti (che trovate qui di seguito) ho preparato delle precisazioni aggiuntive:

intanto grazie per l'attenzione alla mia lettera!
forse non mi sono spiegato. Comunque la mia voleva essere una provocazione!
Il manager che guadagna (ad esempio) 200.000 euro all'anno nel privato, se va a fare il manager nel settore pubblico per soli 100.000 vuol dire che ha
qualche altro tornaconto e che, tra intrallazzi, connessioni, mangiamenti, sa di portare a casa ben più dei 200.000 di prima
Il manager "serio" che non vuole entrare nei giochi sporchi e che oggi guadagna 200.000 euro pensa "chi me lo fa fare di andare nel PUBBLICO per
prendere la metà?"
Se io so di valere ... mi devono dare DI PIU'
Se invece mi accontento di meno, due sono i casi:
1) sto rischiando di perdere il posto da 200.000 e allora vanno bene anche 100.000 (ma allora sono un perdente ed un incapace)
2) sono disposto a diventare intrallazzatore e maneggione così in qualche modo i 100.000 li faccio diventare altro che 200.000 (e allora è anche
peggio!)
Che qualcuno vada a prendere di meno (e qui parlo, ovviamente, dei politici!) per il bene del paese ... lo vedo come un'utopia.
E veniamo a D'ALEMA: uno che fa il PRESIDENTE di un partito con "milioni" di iscritti ... dovrebbe avere diritto ad uno stipendio "superiore" a quello di uno che da soltanto dei calci al pallone. E se poi coi suoi soldi vuole comprarsi una barca "a rate" nessuno dovrebbe avere da ridire!
Purtroppo invece in Italia si premiano i "fessi" e si tartassano i "cervelli" (tanto è vero che i nostri "scienziati" se ne vanno all'estero! O
meglio ... quelli BRAVI se ne vanno all'estero. Gli altri ce li teniamo noi!)
ciao
Paolo Federici
www.paolofederici.it

ed ecco tutti i commenti ricevuti:

Paolo
Concordo pienamente con la proposta. Alcuni commenti :
- Non sono molto sicuro che i Dirigenti Pubblici abbiano stipendi "scassati". Ricordo qualche mese fa, i numeri pubblicati dal "Corriere" che non erano certamente da fame.
- Ho qualche problemino col Tronchetti-Provera perche' e' molto disinvolto a fare il Finanziere piu' che a dirigere le proprie aziende. Non mi stupirei in futuro di qualche denuncetta.
- Stipendi ai Parlamentari e nel caso specifico Dalema (non mi pare ricco di nascita e con altre attivita") : oltre allo stipendio, hanno un sacco di agevolazioni e non hanno il pensiero per sbarcare il lunario da pensionati.
Oltre al fatto che in nessun paese, i Parlamentari sono considerati grandi manager.
Venendo al Nostro, per pagare un mutuo di 8000 Euro/mese solo per comprare la barca (poi la deve mantenere, pagare affitto, alloggio, cibo,viaggi,ecc per la famiglia), occorre avere un reddito minimo mensile di 50.000 euro (ci sono le tasse da pagare!). Senza voler fare "dietrologia", mi sembra veramente fuori misura; in particolare quando il Nostro si fa portavoce dei tranvieri di Milano che si portano a casa 1000-1200 euro/mese : tutto il cosidetto "arco costituzionale" non ha mai presentato una proposta per limitare lo stipendio a 4-5 volte lo stipendio dei tranvieri.
Non pretendo che sia d'accordo con me, ma...cordiali saluti
Umberto Broggi
ubroggi@cox.net
Caro Paolo
Non direi che le cose così stanno, veramente.
Fra una posizione con tanti soldi e minor potere e minore possibilità di farsi conoscere, il 90% sceglierebbe l'altra. Ci sono esempi che vanno nelle due direzioni, da un ministro degli esteri (italiano) che rientra nel privato ad uno che lo lascia per fare il governatore di una Banca d'Italia con poteri più che dimezzati, e con meno soldi.
Non credo che siano tanti i parlamentari che possano farsi la barca come d'Alema, ma non credo che siano tanti nel privato che possano pagarla in contanti, i valori di scelta mi sembrano altri, ed il primo resta "fare colpo" anche se la barca resta magari solo una zavorra.
Il criterio non è di pagare tanto i manager pubblici, ma saper scegliere e poi controllare chi lo fà per arricchirsi a spese degli altri, e chi lo fà per farsi un nome, in poche parole chi lo fà bene e chi male.
Certo se le entrate sono da fame, è tutto un'altro discorso, ma non mi sembra sia questo il caso
Ciao
Fernando Crespi
"Allora cosa succede: che il manager BRAVO se ne resta nell'azienda privata dove ha le soddisfazioni che merita, dove è pagato per quello 
che vale, dove nessuno lo contesta se decide di comprarsi una barca"
Credo che lei abbia ragione.
Nella mia vecchia classe al liceo classico: i due peggiori sono
diventati rispettivamente politico locale e sindacalista. I due
migliori, filosofo e fisico teorico. Quelli bravini, medici, manager,
avvocati.
Saluti
Cristiano Nisoli
Caro Paolo,
perchè paragona il ruolo del manager a quello del politico (da non confondere con l'amministratore di azienda pubblica)? Mi sembra che siano due cose ben diverse. Negli altri Paesi europei, meglio governati, i politici prendono molto meno che in Italia. Quanto ai manager italiani, anche loro strapagati, non mi pare proprio che siano un modello: Fiat e Telecom per esempio sono in rosso da far paura, eppure i loro dirigenti prendono sempre di più (anche per via delle speculazioni di borsa cui privatamente si abbandonano). Un manager in politica poi ce lo abbiamo già, fa il primo ministro e mi pare che non brilli. Il discorso sui "perdenti" e i "vincitori" avrebbe senso, poi, se lei stesse parlando di un settore privato in cui vigono le regole del capitalismo e della concorrenza (le regole, più in generale), in cui infine trionfasse la meritocrazia: non è il caso dell'Italia.
Ora, non voglio dire che la politica sia anzitutto ideali e non buona amministrazione: sarebbe peccare di ingenuità. Però avere a che fare con dei cittadini è un po' diverso dall'avere a che fare con degli impiegati e dei clienti (lo dico senza per questo voler giocare al bravo comunista-moralista). E poi quell'espressione, "pochi, ma buoni" non è esattamente in linea con la democrazia. Il rischio è di essere governati da un'élite di tecnici che dovrebbero essere fatti entrare nelle Asl e nelle municipalizzate, ma non in Parlamento. Che ne pensa?
Saluti da Parigi,
Lorenzo
Signor Federici, buongiorno
Non credo si possano definire i manager pubblici come sotto pagati. Le assicuro che se conoscesse realmente i gli stipendi di certi manager privati resterebbe deluso... sopratutto in considerazione delle responsabilita e dello stress che diffeenziano i due.
Personalmente credo che il problema non sia lo stipendio ( chieda al direttore della Corte dei Conti quanto guadagna....) ma il fatto che non ci siano indicatori di produttivita e che molti di loro non vengano mai messi in discussioene... sembra una vecchia storia ma è cosi.... non essendoci nessuno che a fine mese ti fa "i conti in tasca" la produttivita crolla drasticamente.....questo è il punto.
Saluti
Andrea Lazzaroni
Gent.Sig. Federici,
la sua anlisi del management pubblico e privato è senz'altro valida, ma forse ci sono alcuni punti che secondo me non stanno come lei dice.
I manager pubblici (lei parla di A.D., quindi il top) sono pagati quanto quelli privati se non di più, con l'aggravante che si sentono molto meno
obbligati a fare gli interessi aziendali, visto che gestiscono una azienda statale e quindi hanno zero e poco senso dello Stato.
Un po' come trattare male il verde pubblico, tanto, che mi frega? E questo atteggiamento, salvo alcuni, lo avrebbero tutti i manager, che dalla azienda
privata andassero in quella pubblica.
Secondo: l'azienda privata ha spesso spese folli (saprà senz'altro quanti benefit ha un semplice direttome marketing in una multinazionale alimentare,
ad esempio) molte per me non gisutificate. LA differenza è che nel caso dei privati sono dolsi dell'azienda, nell'altro soldi pubblici.
Quindi direi che ci vorrebbe un maggiore controllo per le spese.
In sintesi: io ti faccio l'onore diamministrare la cosa pubblica, ma tu in cambio rinunci a viaggiare in classe business, che tanto stai comodo pure in
economy.
Ma poichè manca il senso dello Stato siamo punto e daccapo.
Quanto agli "incapaci" o ai "perdenti" che starebbero nel pubblico, inutile che le faccia l'elenco di manager che hanno affossato o hanno prodotto
riduzione di utili in aziende private, siano stati liquidati a peso d'oro e si siano ricliclati come consulenti come se niente fosse, o peggio, sono
andati a fare altri danni in altre aziende.
Tanto il costo di quesit manager lo pagano i consumatori dei prodotti e gli impiegati e operai.
Saluti
Francesco Petrucci
Buongiorno,
ho letto la sua lettera su Italians di oggi.
Sono d'accordo con lei anche se la proposta e'  un po' provocatoria: e tutti gli attuali politici, portaborse, fratelli, sorelle, figlie e figli di, ecc. ecc. dove li mettiamo? temo non accetterebbero di andare a lavorare.
Non faccio commenti sui compensi dei calciatori.
Vivo e lavoro a Singapore, qui il parlamento e' composto da pochi ma buoni e i loro stipendi non sono neppure stratosferici... ma va anche detto che in tutto qui siamo in 4 milioni o meno.
Cordiali saluti e buon anno
Antonio Bottiani
Infatti, adesso che a capo dell'"azienda Italia" abbiamo un superextramegadirigente imprenditore privato, vediamo i brillanti risultati dell'economia.....
Barbara Macleod
Sottoscriverei tutto se avesse fatto come esempio di aziende private ben gestite non i nomi di Fiat e Pirelli, perché avrei da fare tante domandine
imbarazzanti! Vede, caro Federici, questo Paese è si puntellato dall'azienda privata ma quando si tratta di distinguere tra buoni e cattivi la scelta dei
primi cade sempre sulle piccole e medie imprese, che devono sopravvivere in uno gestito Stato da pelandroni alleati alla grande industria (o quello che
rimane) in combutta col sistema creditizio-assicurativo: i veri padroni del Bel Paese.
Saluti, Franco Bonavia
Caro Paolo
complimenti per la pubblicazione della lettera su Italians: trovo che hai ragione sulla questione dei dirigenti privati e statali. Da noi in Alto Adige la posizione economica dei dirigenti della Provincia Autonoma è privilegiata. Pensa solo che un segretario comunale, alla meta della sua carriera , in un paesone come Brunico prende più di 200 mila euro di stipendio annuo.
Non parliamo di chi lavora negli uffici della Provincia: tutti con stipendi altissimi, anche se non laureati e non dirigenti.
Ho letto sul “Corriere dell’Alto Adige”, del 6 e 7 dicembre, gli articoli che riguardano gli stipendi record dei manager Asl della Provincia di Bolzano. I vertici sanitari sono i più pagati d’Italia, con stipendi annui lordi a cavallo dei 200 mila euro. La novità , emersa da una classifica del quotidiano “Il Sole 24 Ore”, scatena il dibattito: da una parte il Landeshauptmann Luis Durnwalder dice che i dirigenti amministrativi delle Asl bolzanine meritano stipendi alti per le grandi responsabilità che essi hanno, (da notare che nella provincia di Trento c’è una sola Asl, mentre in provincia di Bolzano ce ne sono ben 4!), dalla altra ci sono i sindacati, Uil e Anaao (dei medici) e il Tribunale del malato che polemizzano sugli stipendi e che ritengono “cifre illogiche” quelle che vengono date a ai vertici dell’organizzazione sanitaria, “quando invece le idee sono poche e le scelte non sono sempre ideali per il settore!”.
Il commento più duro viene dalla Cgil: si chiedono se i soldi che ci sono, e ce ne sono tanti, sono solamente per qualcuno e andranno senz’altro a incidere nella revisione del programma di ristrutturazione della Sanità provinciale. Tutto questo è a svantaggio della collettività. Il referente della Cgil si pone anche la domanda del perché ci sia una notevole differenza retributiva tra regione e regione.
Le critiche della Cgil sono condivise anche da Luigi Costalbano, responsabile del Tribunale del malato, secondo il quale la situazione denunciata lunedì su “Il Sole 24 Ore” non costituisce una novità , ma aggiunge un elemento di contrarietà al quadro della Sanità altoatesina: ”Da una parte sono erogate delle retribuzioni prive di giustificazioni, mentre dall’altra non si fa nulla per accorciare le liste d’attesa e si introduce il ticket per la degenza ospedaliera. Senza contare che gli organici dei medici a Bolzano sono deficitari di circa venti unità , mentre quelli degli infermieri lamentano vuoti paurosi”.
Un caro saluto
Marisa
Cari Italians,
si vale quel che si è pagati? Paolo Federici (16 gennaio), riferendosi ai politici, i cui stipendi, da lui definiti miseri, sono messi in relazione alle prestazioni, da me valutate miserrime, ne è orgogliosamente convinto. Nel momento in cui questa equazione viene trasferita alle aziende, caro Paolo, non andiamo più d'accordo.
I pagatissimi manager fieri del loro «valore» non hanno prodotto buoni risultati. L'industria italiana, già «rara avis», è sparita dal contesto internazionale; uno statistico potrebbe mettere in correlazione questo fenomeno con l'aumento degli emolumenti ai top manager. Quanto alla capacità di questo «top» di selezionare una classe dirigente in gamba, stendiamo un velo pietoso: un onesto «yesman» è spesso l'esemplare meno pericoloso dello zoo da loro creato nel «middle management». Non a caso le grandi società italiane sono ridotte a essere società di servizi interni al Paese, ovvero società che non producono ricchezza ma la trasferiscono, attingendo da un pozzo (i cittadini produttivi) sempre più esiguo. Forse la visione strategica dei «Mida-top» non è all'altezza del loro stipendio, oppure la finanziarizzazione dell'economia sta lentamente uccidendo le capacità industriali ma, in tal caso, perché solo le nostre? Infine, come lo so?
Ho fatto il dirigente in entrambi i tipi di aziende e come direbbe Mozart, «voi sapete quel che fa» il Mida-top quando arriva. In una delle aziende da te citate, l'ultima volta che ho sentito qualcuno preoccuparsi del servizio al cliente (quello che paga), è stato prima dell'arrivo dei Mida-top. Poi, sparizione dalla scena internazionale, 50 mila dipendenti in meno, e il silenzio.
Bravi, i Mida-top.
Stefano Sappino, youarehere@virgilio.it
Caro Paolo,
a proposito di stipendi più o meno "meritati"...
Sa quanto lo stato (ovvio che poi c'è la libera professione...sennò come si campa dopo aver studiato per 15 anni) paga un neurochirurgo aiuto primario con 15 anni di anzianità per operare il suo e di altri cervello? Poco più di 3000 euro al mese. Ergo, il suo e di altri cervello e le relative patologie non valgono nulla...ergo la salute non vale nulla se chi se ne occupa viene oltraggiato in questo modo.
Poi si parla di malasanità!
Stefano
Carissimo Paolo,
non posso tacere e nascondere il fatto che mi si sono rizzati i capelli nel leggere quello che ha scritto sul Corriere.
Non sono un dipendente pubblico, non sono di sinistra, penso che abbiamo enormi problemi di competitività e di dirigenti, non sono un bracciante, ho una certa intelligenza e cultura, e parlo 4 lingue....
Ma in quanto ai meriti, la penso in maniera esattamente opposta, e non posso non rispondere:
Le due cose non sono paragonabili: la politica e il governo è completamente diversa dall'azienda, ed è forse questo il punto importante che le sfugge: le aziende non sono democratiche, mentre il Paese - viva Dio - lo è!
Benvenga quel lontano futuro in cui avremo una struttura sociale tale per cui anche le aziende saranno democratiche e non oligarchiche.....
Vede, contrariamente a lei e malgrado non sia di sinistra, credo profondamente nel valore non misurabile e non capitalistico delle persone e di ciò che fanno.
Quindi, quando si parla di stipendi o agevolazioni di dirigenti, trovo che siano già troppo alti quelli del citato D'Alema che beneficia di 8000 euro al mese..... figuriamoci gli altri! Mi si rivolta lo stomaco!!
Ma lei si rende conto di quello che dice, o no? Lo sa che ho avuto a che fare con giovani e brillantissimi collaboratori Napoletani immigrati recentemente a Milano, pieni di entusiasmo e che dalla loro società prendevano 700 euro al mese con un contratto atipico per lavorare duro come qualsiasi altra persona? E ne erano anche contenti, non sarebbero mai tornati nella loro città (la disoccupazione è comunque peggio..) e tutt'ora non lo fanno!!
Rifiuto radicalmente l'idea che una persona possa valere 1000 volte tanto di qualsiasi altra. Non ha importanza ciò che ha fatto: può anche aver spostato le montagne, ma esiste un limite etico e morale al divario salariale. Sono contro il comunismo, ma questi sono divari di ordini di grandezza, e su cose del genere non si possono accettare compromessi.
Rifiuto e ripudio radicalmente anche l'idea dei pochi ma buoni... Ma lei dove vuole arrivare? Questo è il miglior modo per regredire a una struttura oligarchica e medievale in cui esiste una massa popolare e una stretta minoranza di nobili che li comandano!
Le grosse aziende funzionano così, non le democrazie...
Ci vuole meno concentrazione di ricchezza, aumentare la concentrazione peggiorerà le cose perchè questo è esattamente uno dei grossi temi: che i ricchi sono sempre più ricchi e i disagiati lo sono sempre di più.........!
Saluti,
Giancarlo
Ciao Paolo,
grazie per la Tua risposta. La tua lettera era provocatoria, ed un pò non mi sono tenuto :)
Non so se hai esperienza diretta dell'ambiente, ma i soldi non sono il solo fattore nello scegliere. Il settore privato in Italia è spesso causa di una tensione terribile per i manager coscienziosi stretti tra gli obbiettivi spesso impossibili di carattere finanziario imposti dalla proprietà (su orizzonti temporali brevissimi) e la necessità di costruire qualcosa di robusto e duraturo (ovvero una impresa competitiva ed in espansione.
Molti manager, a mio avviso disonesti, intascano i soldi e si comportano come Attila, ovvero "si appropriano" di quanto l'azienda ha di valore e demoliscono il resto, anche se è necessario per mantenere il valore dell'azienda nel tempo: tanto, sanno che non saranno più lì. E' un meccanismo perverso, purtroppo sempre più comune.l problema sta in quello che si intende per "valere": valgo perché costruisco una impresa nel giro di 5 anni o valgo perché faccio arricchire la proprietà in 2 e poi l'impresa è morta?
Spero di essermi spiegato meglio.
Comunque, il tuo discorso è perfettamente sensato: se svolgo un incarico importante devo essere adeguatamente retribuito, ma al contempo devo essere di specchiata onestà, come si diceva una volta, ovvero i lauti soldi che prendo devono servirmi ad essere indipendente e fare l'interesse dei cittadini (nel caso dei politici).
Un caro saluto,
Stefano.
Paolo Federici